Canada? No, Calabria!

Gianni Sabella è salentino, ma viene in Calabria per allenarsi. Windsurf? Subacquea? Macché. «Sono un musher, ovvero uno di quelli che portano le slitte trainate dai cani» racconta. «Da anni giro l’Europa per lo sleddog. E posso dire che nessun posto in Europa regge il paragone con la Sila».
Sfasamenti geografici. A noi, gente del Nord, non verrebbe mai in mente che una regione come la Calabria possa offrire panorami che al primo sguardo paiono dolomitici, scandinavi o canadesi, alla Jack London, per intenderci. «Mi viene sempre in mente Narnia, quando i bambini escono dall’armadio, hai presente?» sorride Sabella. «I pini strabordanti di neve, i faggi con i rami che sembrano di cristallo, i pianori bianchi a perdita d’occhio…». La Sila invernale è proprio così, come la descrive il musher: un paesaggio da favola nordica, che lascia stranito e stupefatto chiunque vi capiti. Immaginatevi non montagne aspre e rocciose, ma piuttosto un altopiano ondulato e boscoso, imbiancato da dicembre a fine marzo, che ha preservato nei secoli i suoi spazi e i suoi silenzi: pochi gli insediamenti, minimi gli impatti dell’uomo. E che, oltre che dalle orme dei daini, dei lupi e degli scoiattoli neri, è segnato da qualche anno anche da quelle degli husky.

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*Articolo di stefano Brambilla estratto da Touring Magazine. Leggi l’intero articolo su touringmagazine.it